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Una delle più frequenti patologie dell'utero: la piometra

Una delle più frequenti patologie dell'utero: la piometra

Una delle più frequenti patologie dell'utero: la piometraLa piometra è una malattia a carico dell’utero, che colpisce le cagne intere (cioè non sterilizzate) di qualsiasi età, ma con incidenza superiore dopo i 6 anni. In tale patologia l’utero per azione di batteri va incontro ad una endomentrite (infiammazione dell’endometrio, cioè la parte dell’utero in cui si annidano gli embrioni) purulenta, sino a riempirsi completamente di pus.Le cause di tale patologia sono da ricercarsi nel particolare ciclo sessuale della cagna (la patologia è presente anche nella gatta e in altre specie, ma è molto meno frequente), nella quale  l’ormone Progesterone dopo l’ovulazione rimane a livelli elevati nel sangue  per lo stesso periodo (circa 63-65 giorni) sia che sia iniziata una gravidanza, sia che la cagna non sia gravida.Nelle cagne non sterilizzate e che non hanno gravidanze frequenti questa situazione porta ad una eccessiva stimolazione dell’endometrio da parte del Progesterone. Il progesterone ha infatti una serie di azioni sull’endometrio: stimola la proliferazione e l’attività delle ghiandole endometriali, di quelle ghiandoline, cioè, predisposte a produrre il “latte uterino”, un secreto molto nutriente che serve a nutrire gli embrioni prima dell’impianto (e che per le sue caratteristiche è un ottimo terreno di coltura naturale per i batteri); riduce l’attività contrattile del miometrio (la parte muscolare dell’utero), mantiene la chiusura della cervice e abbassa le difese immunitarie.Tutte queste attività sono fondamentali per portare avanti la gravidanza e tutelare gli embrioni ma diventano purtroppo anche favorevoli per il formarsi della piometra. Un utero così stimolato va incontro a quella che viene chiamata “iperplasia endomentriale cistica”. Per questo stesso motivo la somministrazione di farmaci, purtroppo ancora frequente, allo scopo di sopprimere i calori o ritardare i calori (essendo tali farmaci a base di estrogeni o progestinici) è un’altra causa di piometra. A questo punto il ruolo determinante (ma da solo non sufficiente) nello scatenare la piometra è del batterio Escherichia Coli che colonizza l’endometrio e che libera nell’utero le sue tossine, responsabili della maggior parte dei sintomi. I primi segni di piometra sono la disappetenza, l’aumento della sete e del bisogno di urinare e l’apatia. Seguono in genere il vomito e/o la diarrea, la febbre e l’abbattimento. Lo scolo vulvare ematico-purulento può essere presente o meno a seconda che la piometra sia aperta o chiusa, che la cervice cioè sia o no dilatata e che permetta o meno la fuoriuscita del materiale dall’utero. Il secondo caso è ovviamente più grave sia per la distensione dell’utero stesso che ne consegue sia per il costante riassorbimento di tossici. La gravità e il progredire dei sintomi dipendono dalle tossine liberate dai batteri che portano poi a un danno renale e epatico e conseguente insufficienza d’organo.La diagnosi si basa sulla visita, sugli esami del sangue, ma oggi soprattutto sull’indagine ecografia che permette di visualizzare in modo molto preciso l’utero e in modo particolare il suo contenuto e il suo endometrio.Gli esami del sangue dimostrano un aumento, a volte notevole, dei globuli bianchi (in particolare di quelli conosciuti come neutrofili), e i possibili danni a fegato e reni.La terapia può essere chirurgica con l’asportazione di utero e ovaie, oppure medica con un protocollo che il Veterianrio può eseguire in clinica e che si basa su un farmaco (l’aglepristone) che spiazza il progesterone dai recettori uterini e di prostaglandine che fanno appunto contrarre il miometrio promuovendo lo svuotamento dell’utero. Si associa una terapia antiobiotica mirata e terapia di supporto se necessario.“DVM, Diplomata ECAR, EBVS ® - European Veterinary Specialist in Animal Reproduction (Fisiologia e patologia della Riproduzione, Ginecologia e Andrologia del cane, del gatto e dei mammiferi non convenzionali, Neonatologia)”Dr.ssa Maria Carmela PisuAutore

Emagiosarcoma un tumore frequente nel cane ma presente anche nel gatto

Emagiosarcoma un tumore frequente nel cane ma presente anche nel gatto

Emagiosarcoma un tumore frequente nel cane ma presente anche nel gattoL’emangiosarcoma è una tumore maligno costituito dalle cellule che rivestono internamente i vasi sanguigni (endotelio). Questa neoplasia che può virtualmente insorgere in ogni organo del corpo, ma più comunemente nei nostri animali coinvolge cute e milza. Nel cane un’altra sede tipicamente coinvolta è l’atrio destro del cuore.  Nel gatto l’emagiosarcoma cutaneo colpisce primariamente testa e orecchie, le zone inguinale/addominale e le estremità. Si ritiene che l’irradiazione solare possa aver un ruolo nello sviluppo di tale neoplasia ed infatti, si osserva una maggiore incidenza di tale neoplasia in gatti con pelo bianco.Da un punto di vista macroscopico gli emangiosarcomi dermici o sottocutanei si presentano come masse di colore rosso scuro/bruno o nerastro evidenti sulla cute del nostro animale. L’ottenimento della diagnosi inizia con un’attenta valutazione clinica, eventuali esami di diagnostica collaterale, e deve essere confermata con il ricorso all’esame istopatologico. Questo consiste nel prelevare una parte o tutta  la lesione perché possa essere esaminata al microscopio. Istologicamente l’emangiosarcoma può avere pattern differenti e la sua caratteristica più comune è quella di formare lacune che contengano sangue. Questo perché come tutte le neoplasie, le cellule si dispongono cercando di “costruire” strutture molto simili a quelle che farebbe il loro corrispettivo normale/sano, e in questo caso,i vasi sanguigni. Talvolta le cellule possono essere poco differenziate e quindi perdere quegli aspetti caratteristici che permettono di identificarle come “endoteliali” e quindi potrà essere necessario fare ricorso ad approfondimenti diagnostici aggiuntivi per confermare il sospetto diagnostico (come l’immunoistochimica).“DVM, PhD in Veterinary Science, Diplomata ECVP, EBVS® - European Specialist in Veterinary Pathology (Istologia Generale, Patologia Urinaria, Patologia Ossea, Patologia del Cavo Orale)”Dr.ssa Silvia BenaliAutore

Giardia un parassita intestinale sopravalutato del cane e del gatto ?

Giardia un parassita intestinale sopravalutato del cane e del gatto ?

Giardia un parassita intestinale sopravalutato del cane e del gatto ?Giardia duodenalis (sin. Giardia intestinalis, Giardia lamblia) è un protozoo flagellato spesso presente nell’intestino tenue di numerosi vertebrati, tra cui cane, gatto e uomo. In realtà la specie G. duodenalis comprende almeno otto distinti genotipi, detti anche assemblaggi, identificati con le lettere dell’alfabeto dalla A alla H. Nel cane e nel gatto sono segnalati principalmente gli assemblaggi ospite-specifici, C e D nel cane e F nel gatto, quantunque entrambi possano essere infestati anche dagli assemblaggi AI e il cane anche dall’assemblaggio B entrambi tipici dell’uomo.La prevalenza della giardiosi nel cane e nel gatto varia a seconda della popolazione e dell'area in esame e del metodo diagnostico utilizzato. La normale prevalenza è comunque generalmente del 5-15%, indipendentemente dalla presenza di sintomatologia ma nel cane e nel gatto, in Italia, negli ultimi anni sono stati riportati anche tassi di prevalenza più elevati, fino al 57%.Le manifestazioni cliniche delle infezioni da G. duodenalis nel cane e nel gatto sono di difficile interpretazione. Infatti, molti cani e gatti positivi sono clinicamente sani e la normale frequenza dell’infezione da G. duodenalis in cani e gatti asintomatici (5-10%) è solo di poco inferiore a quella riscontrabile nei soggetti con diarrea (15%) In ambienti ad alta densità di cani la percentuale di cani infestati senza alcuna presenza di sintomatologia può essere molto più elevata, fino a più del 70%. Pertanto è lecito porsi dubbi sul ruolo di G. duodenalis come patogeno primario, piuttosto che come concausa, espressione di alterazioni del microbioma intestinale, o un semplice riscontro casuale in soggetti con sintomatologia causata da altri patogeni.  Esistono in commercio test rapidi antigenici che rilevano la presenza di Giardia. Questi test di facile esecuzione debbono essere utilizzati come screening perché non consentono di differenziare la presenza della forma vitale nelle feci (trofozoiti) da quella della forma infestante (oocisti). In caso di positività i test antigenici dovrebbero essere sempre seguiti da test microscopici su feci prelevate da ampolla rettale e colorate con Lugol per evidenziare i trofozoiti ed esami copro-microscopici per arricchimento in soluzione di flottazione a basso peso specifico (solfato di zinco 33 %) che evidenzino le oocisti senza deformarle. I test antigenici rapidi non devono essere utilizzati per il controllo dell’efficacia della terapia perché possono rimanere positivi per diverse settimane anche dopo la scomparsa di Giardia. Il controllo post terapia deve essere eseguito esclusivamente con esame copro microscopico Ad oggi non ci sono prove certe di completa efficacia di farmaci nei confronti di Giardia ma è certo che qualsiasi terapia sia messa in atto deve essere sempre associata alla pulizia della regione anale dopo ogni defecazione per impedire l’auto-reinfestazione Prima di intraprendere qualsiasi terapia in considerazione del fatto che potrebbe essere un riscontro accidentale è comunque essenziale escludere ogni altra causa prima di considerare G. duodenalis come corresponsabile dei segni clinici eventualmente presenti, soprattutto negli animali in cui la diarrea non sia imputabile a forme patologiche del piccolo intestino.  Il trattamento di cani positivi in assenza di segni clinici non è consigliato.Ad oggi sono segnalati solo casi di cani e gatti infestati da assemblaggi dell’uomo e mai di uomini infestati da assemblaggi del cane e del gatto. Non è dato a sapersi se un cane infettato da un assemblaggio umano posso a sua volta trasmetterlo ad un altro umano. L’unica certezza attuale è quindi che l’uomo può infestare il cane, ma non vi sono prove del contrario.“DVM, Specialista in Clinica dei Piccoli Animali, Diplomato EVPC, EBVS® - European Veterinary Specialist in Parasitology, (Parassitologia e parassitologia clinica, Cardiologia)”Dr. Luigi VencoAutore

“Il mio Pet ha un occhio chiuso !”

“Il mio Pet ha un occhio chiuso !”

“IL MIO PET HA UN OCCHIO CHIUSO”Tornare a casa e trovare il proprio animale domestico cane o gatto con un occhio chiuso o semichiuso (blefarospasmo) è sempre fonte di grande apprensione per un proprietario, che quindi spesso decide di recarsi dal veterinario di fiducia per una visita.  Le cause del blefarospasmo possono essere molteplici, da una semplice congiuntivite (ad es. allergica) fino a situazioni ben più serie, come lesioni corneali, che se non trattate correttamente e tempestivamente possono esitare anche in una “perforazione” oculare, con possibile perdita della vista e a volte dell’occhio stesso.Fra le situazioni meno gravi che possono verificarsi ricordiamo le blefariti (infiammazioni palpebrali) e i difetti palpebrali come ad esempio l’entropion, che consiste in una inversione interna del margine della palpebra (superiore o inferiore), con conseguente irritazione della cornea da parte dei peli o ciglia e comparsa di cheratite (infiammazione) o ulcere corneali.L’entropion ha spesso anche una base ereditaria e si può manifestare, a seconda della razza, già a partire dai primi mesi di vita fino ai 2-3 anni di età, in particolare nelle razze di taglia grande o gigante. Fra le razze più colpite troviamo i brachicefali, il Labrador, il Rottweiler, i molossoidi e, nel gatto, il Main Coon.L’animale (cane o gatto) presenterà occhio semichiuso o chiuso con fastidio, lacrimazione e arrossamento oculare, con tendenza al grattamento (per questo motivo è sempre consigliabile l’impiego preventivo di un collare elisabetta). La soluzione è quasi sempre chirurgica ed è preferibile una valutazione specialistica per decidere in quale momento sia più appropriato intervenire e in che modo. Anche la cheratocongiuntivite secca (occhio secco), conseguenza di deficit quali-quantitativi del film lacrimale, può essere responsabile di blefarospasmo e arrossamento oculare. In questo caso sono colpiti più frequentemente animali adulti o anziani, in particolare Shih-tzu , Cavalier king Charles Spaniel e Bulldog Inglese; la terapia, che deve essere protratta a vita, consiste nell’applicazione di colliri o pomate antinfiammatorie e antibiotiche, sostituti lacrimali e farmaci che vadano ad incrementare e migliorare la produzione lacrimale stessa.  Le cheratiti e le ulcere corneali sono molto fastidiose e dolorose e sempre potenzialmente gravi per il mantenimento di una buona capacità visiva.Le cheratiti non ulcerative, come ad esempio il “Panno del Pastore Tedesco” (cheratite superficiale cronica), si manifestano spesso con un arrossamento congiuntivale e progressivo opacamento della cornea per l’infiltrazione da parte di cellule infiammatorie e vasi. Se non trattate tempestivamente con immunosoppressori e antinfiammatori possono portare anche a una riduzione notevole della vista.  Le ulcere corneali rappresentano lesioni della superficie oculare (la cornea) la cui gravità è legata alla causa (ad es. traumatica o infettiva), alla estensione e soprattutto alla profondità; il trattamento deve essere appropriato, spesso solo con terapia medica ma a volte anche chirurgica.Sono possibili inoltre delle ulcere “spontanee”, le cosiddette SCCED, ovvero erosioni superficiali che non riescono a guarire da sole per un difetto dell’epitelio corneale (ulcere recidivanti). Il loro trattamento richiede spesso una valutazione specialistica con eventuale fresatura corneale, cheratotomia o, più raramente, cheratectomia. Altre due patologie frequenti e gravi sono le uveiti e il glaucoma. Le prime sono infiammazioni della parte vascolare dell’occhio (uvea), mentre il glaucoma è caratterizzato da un aumento della pressione oculare con conseguente degenerazione di nervo ottico e retina e improvvisa o progressiva cecità.Si manifestano entrambe con dolore oculare più o meno intenso, iperemia dei vasi sclerali e edema corneale (aspetto bluastro della superficie oculare); possono essere a volte anche uno la conseguenza dell’altro, ma si differenziano per aspetto clinico, diametro pupillare e tono pressorio. Queste malattie hanno purtroppo spesso una prognosi riservata o infausta per la visione e quindi vanno riconosciute e trattate rapidamente per evitare le complicanze e controllare il dolore.In conclusioneQuando un animale (cane o gatto) manifesta un blefarospasmo completo o incompleto, è sempre consigliabile non sottovalutare la cosa e recarsi il prima possibile dal proprio veterinario per un primo consulto ma, se il problema persiste, sarebbe bene consultare uno specialista in materia di oftalmologia.“DVM, Dottore di Ricerca in Oftalmologia Veterinaria Specialista in Clinica e Malattie dei Piccoli Animali (Oftalmologia)”Dr. Domenico MultariAutore

Epilessia primaria o idiopatica nel cane.

Epilessia primaria o idiopatica nel cane.

Epilessia primaria o idiopatica nel cane.Il termine epilessia definisce un disturbo ricorrente a carico del Sistema Nervoso Centrale caratterizzato da crisi convulsive. Le crisi possono avere una manifestazione clinica varia, anche se quella più frequente è costituita da contrazioni muscolari tonico cliniche generalizzate associate a temporanea perdita di coscienza ( crisi convulsiva generalizzata o “grande male”) . La manifestazione convulsiva vera e propria ha durata di 1-2 minuti o meno, può essere preceduta da alterazioni del comportamento ( la cosiddetta “aura”) e può essere seguita da deficit neurologici temporanei (fase post-ictale) caratterizzati da difficoltà locomotorie, movimenti in circolo, cecità etc.  La frequenza con cui si verificano le crisi è molto varia. Se si verifica più di un episodio durante la stessa giornata si parla di “crisi a grappolo”. Se una singola crisi perdura più di 5 minuti si parla di “stato di male epilettico”.Mentre un singolo episodio di breve durata non è mai pericoloso per la vita del cane, crisi a grappolo  e stato di male epilettico costituiscono vere e proprie emergenze cliniche in quanto possono essere causa di morte.Riguardo alla causa dell’epilessia, distinguiamo una forma primaria o idiopatica ( in alcune razze su base genetica) in cui l’alterazione di base è a livello di alcuni neuroni della corteccia cerebrale che risultano più eccitabili della norma, ed una forma secondaria  o sintomatica in cui esiste una causa sottostante (alterazione metabolica, malformazione cerebrale, meningoencefalite, tumore cerebrale etc) che determina l’insorgenza delle crisi convulsive.  I soggetti che manifestano per la prima volta una crisi convulsiva devono essere sottoposti ad una attenta valutazione clinica veterinaria di tipo specialistico. Lo scopo è quello  di confermare che si tratti realmente di crisi convulsive e di determinare se si è di fronte ad una epilessia primaria o secondaria. La valutazione diagnostica deve prevedere  quattro fasi fondamentali: Studio della manifestazione clinica della crisi. A tale scopo risulta molto utile esaminare filmati registrati dal proprietario al momento dell’attacco.   Visita clinica neurologica. In un soggetto affetto da epilessia primaria la visita neurologica, eseguita a distanza di qualche giorno dall’ultima crisi, risulta negativa. Viceversa se esiste una causa strutturale alla base dell’epilessia, possono essere evidenziati  uno o più deficit neurologici. Esecuzione di un esame emato-biochimico completo che permetterà di escludere eventuali cause metaboliche. Esecuzione di una Risonanza Magnetica cerebrale che permetterà di escludere eventuali patologie strutturali a carico dell’encefalo. Se i punti 2, 3 e 4 daranno esito negativo, il soggetto, per esclusione,  potrà essere classificato come epilettico primario.La terapia dell’epilessia primaria si rende necessaria  quando le crisi superano il numero di 3-4 crisi all’anno o quando si manifestano crisi a grappolo o stato di male epilettico ( anche in unica manifestazione). Esistono farmaci di prima scelta ( Fenobarbitale, Imipetoina ) efficaci in un buon numero di soggetti e farmaci di seconda scelta (Potassio Bromuro, Levetiracetam, Zonisamide ) da riservarsi a pazienti refrattari alla terapia convenzionale.  Un buon successo terapeutico deriva non soltanto dal tipo di farmaco utilizzato, ma dall’attento e continuo monitoraggio dell’animale eseguito dal proprietario in sintonia con il neurologo veterinario che lo segue.  Un cane affetto da epilessia primaria, se controllato in maniera adeguata dalla terapia, può svolgere un’ attività del tutto simile ad un soggetto non affetto ed ha una aspettativa di vita sovrapponibile.“DVM, Diplomato ECVN, EBVS® - European Specialist in Veterinary Neurology (Neurologia)”Dr. Massimo BaroniAutore

Il tuo amico cane scuote la testa o tiene abbassato un'orecchio ?

Il tuo amico cane scuote la testa o tiene abbassato un'orecchio ?

Iil tuo amico cane scuote la testa o tiene abbassato un'orecchio?Quando un cane o un gatto scuotono la testa o tengono un orecchio abbassato è segno che provano dolore o prurito. Certamente se questo sintomo si presenta improvvisamente e abbiamo portato da poco il nostro amico cane in un prato (in campagna o in ambiente cittadino) nel periodo primavera/estate, la cosa più urgente da escludere è rappresentata dall'entrata nell'orecchio (condotto uditivo esterno) di una "spiga" (ariste di graminacea).Questa valutazione è eseguibile rapidamente dal medico veterinario tramite l'utilizzo di un otoscopio, che permette di visualizzare l'interno del condotto uditivo esterno in modo da escludere/confermare la presenza di una “spiga" che deve essere prontamente rimossa.Se invece questo non è successo è possibile che il nostro amico cane abbia un’otite esterna ovvero un’infiammazione dei canali auricolari che a volte può interessare anche la parte più profonda del padiglione auricolare.Anche in questo caso i sintomi clinici possono essere lo scuotimento della testa, prurito, dolore con odore sgradevole e presenza di materiale di colore marrone più o meno scuro.Il medico veterinario mediante un esame otoscopico può valutare la presenza di eritema (infiammazione) o di un'eccessiva quantità di cerume (otite eritematosa ceruminosa) o di materiale simil-purulento (otite suppurativa).L'infiammazione del condotto uditivo esterno (otite esterna) è una "malattia primaria" molto frequente nel cane ed è spesso associata ad un "infezione secondaria" da proliferazione di batteri o lieviti normalmente presenti nell'orecchio (flora microbica fisiologica normale) che moltiplicandosi esageratamente a causa di una "malattia primaria" sottostante crea una complicazione.Inoltre tramite la valutazione microscopica a fresco del materiale prelevato è posibile escludere/confermare una malattia parassitaria. Se l'otite del cane tende ad essere ricorrente il veterinario sottoporrà il paziente ad un protocollo diagnostico mirato ad indentificare la il tipo di malattie allergiche.Un esame tramite tampone è facilmente eseguibile senza procurare particolare fastidio al nostro amico cane.Tramite l’esame del materiale è possibile distinguere un'infezione batterica da un'infezione da Malassezia (lievito) in modo da poter scegliere una terapia mirata nei confronti dell'infezione secondaria in atto. Inoltre è possibile a volte escludere o confermare la presenza di parassiti auricolari.Se però l'otite esterna tende ad essere ricorrente e si ripresenta frequentemente il veterinario potrà decidere di sottoporre il paziente ad ulteriori indagini, molto spesso infatti la causa primaria di otite nel cane è rappresentata da una malattia “allergica” o più raramente da altre cause.“DVM, Diploma Master Universitario II livello in Dermatologia Veterinaria, ECVP - Resident European College of Veterinary Pathologists (Istologia generale e Dermatopatologia).”Dr. Luca PazziniAutore

Il diabete mellito nel cane e nel gatto

Il diabete mellito nel cane e nel gatto

Il diabete mellito nel cane e nel gattoIl diabete mellito è una patologia ormonale di frequente riscontro nella pratica clinica quotidiana; si tratta di un complesso di disturbi risultanti da una inabilità del pancreas di secernere insulina e/o da una incapacità di utilizzazione dell'insulina a livello dei vari tessuti.Alcuni studi hanno evidenziato, nel cane, una prevalenza della malattia che varia dallo 0,3 allo 0,6%. Il diabete mellito colpisce tipicamente cani di età medio anziana con un picco di presentazione per i soggetti tra i 7 ed i 9 anni ed una prevalenza di femmine sterilizzate rispetto ai maschi.Ci sono alcune razze di cani identificate a rischio quali il Setter Inglese, lo Yorkshire Terrier, lo Schnauzer nano, il Barboncino nano, il Samoiedo, il Labrador Retriever, tuttavia potenzialmente tutte le razze possono essere colpite.Il Boxer è la razza con minor rischio di diabete. Queste differenze suggeriscono l’importanza della componente genetica in questa patologia. Per il gatto la prevalenza è approssimativamente dallo 0,2 allo 0.5%. L'età media di presentazione della malattia è tra i 10 ed i 13 anni e il 70% dei casi è rappresentato da maschi. Circa il 60% dei soggetti colpiti è anche obeso.Tipo di diabete e fattori di rischioIn medicina veterinaria non ci sono al momento criteri accettati e condivisi a livello internazionale per definire il diabete mellito ed inoltre la classificazione umana non è facilmente adattabile al diabete mellito del cane e del gatto.É opinione corrente riconoscere nel cane e nel gatto tre forme di diabete mellito: il tipo 1 (in precedenza definito insulino-dipendente), il tipo 2 (precedentemente definito non insulinodipendente) ed infine una terza categoria definita come “altri tipi di diabete mellito” fra le quali ricordiamo le pancreatiti, la Sindrome di Cushing, l’acromegalia e l’esposizione iatrogena ad ormoni diabetogeni (glucorticoidi, progestinici). Nel cane si ritiene che quasi tutti i soggetti al momento della diagnosi siano affetti da un diabete mellito di tipo 1 e pertanto tutti necessitano di terapia insulinica. La causa sottostante al momento non è del tutto chiara. Si ritiene si tratti di una malattia multifattoriale in cui predisposizione genetica, infezioni, pancreatiti con distruzione immunomediata progressiva del pancreas o alcune situazioni predisponenti, quali la Sindrome di Cushing, l’obesità e l’iperlipemia, inducendo insulino-resistenza periferica possono provocare l’esaurimento funzionale del pancreas. Nel caso in cui sia stato diagnosticato il diabete mellito in una cagna intera e/o in fase diestrale (i 2 mesi dopo l’estro), è molto importante effettuare un’immediata sterilizzazione per prevenire l’ulteriore esposizione a ormoni iperglicemizzanti che inducono insulino-resistenza. Dal momento che nel diabete mellito di tipo 1 del cane la perdita di funzionalità delle cellule che producono l’insulina è irreversibile, la terapia insulinica è indispensabile per tutta la vita al fine di mantenere un controllo adeguato della glicemia. Eccezione a questa regola è rappresentata dal diabete mellito diestrale della cagna, una forma di diabete che può essere reversibile. Se la forma più comune di diabete mellito nel cane è quella di tipo 1, nella specie felina la forma più comunemente incontrata è il diabete mellito di tipo 2 che si caratterizza per una carenza relativa di secrezione di insulina e per la resistenza all’insulina.Le cause e i fattori di rischio del diabete mellito di tipo 2 sono rappresentati dai fattori genetici, l’età avanzata, dall’essere maschio castrato, l’obesità, la sedentarietà, la presenza di malattie predisponenti o concomitanti (quali ipertiroidismo, acromegalia, infiammazioni croniche, ecc) o l’utilizzo di certi farmaci (es cortisonici). In modo particolare l’obesità viene considerata un fattore di elevato rischio per il diabete mellito. Segni Clinici  In corso di diabete mellito possono essere riconosciuti diversi quadri clinici: diabete mellito non complicato, diabete mellito scompensato, chetoacidosi diabetica ed una evenienza clinica più rara rappresentata dalla sindrome iperosmolare non chetosica. Classicamente i segni clinici del diabete mellito non complicato del cane si possono riassumere nelle 4 P che corrispondono a:  • poliuria (urinare eccessivamente) • polidipsia (bere eccessivamente) • perdita di peso • polifagia (aumento dell’appetito)Frequenti sono le complicazioni del diabete mellito quali la cataratta (figura 1) e l’aumentata sensibilità alle infezioni (ad es. tratto urinario, respiratorio e/o cutaneo).Nei gatti diabetici ulteriori sintomi possono includere torpore, disidratazione, cattiva qualità del mantello. I segni evidenti della neuropatia diabetica come la debolezza degli arti posteriori, la diminuzione della capacità di saltare ed una postura plantigrada in stazione quadrupedale o durante la deambulazione.Diagnosi La diagnosi di diabete mellito nel cane si basa inizialmente sulla presenza di una combinazione di segni clinici (bere e urinare molto, perdita di peso, appetito aumentato) in associazione a iperglicemia persistente e glucosio nelle urine.  Una volta formulata la diagnosi di diabete mellito è di primaria importanza verificare, accuratamente, la presenza di complicazioni o di malattie concomitanti potenzialmente scatenanti o aggravanti il diabete mellito. Dopo aver effettuato un'accurata visita clinica è raccomandabile effettuare ulteriori indagini laboratoristiche e strumentali fra le quali ricordiamo un profilo emato-biochimico completo con esame delle urine. In alcuni soggetti può essere utile effettuare una ecografia addominale ed altre indagini collaterali.Stante il frequente riscontro di infezioni urinarie occulte nei cani e gatti con diabete mellito, è sempre raccomandabile sottoporre tutti i soggetti con nuova diagnosi di diabete mellito, o i soggetti diabetici con difficoltà nella gestione, ad un esame batteriologico delle urine. Gestione terapeuticaLa gestione terapeutica del diabete mellito si prefigge essenzialmente i seguenti obiettivi: eliminare/ridurre i segni clinici, prevenire le complicazioni a breve termine (ipoglicemia e chetoacidosi diabetica), assicurare una prospettiva di buona qualità di vita. Questi obiettivi si possono raggiungere con la somministrazione appropriata di insulina, una dieta adeguata, un costante esercizio fisico e la risoluzione o il controllo delle eventuali malattie concomitanti.  Lo scopo terapeutico nel diabete mellito felino è anche quello di raggiungere la remissione del diabete mellito che può essere ottenuta nel 20-40% dei soggetti.  Terapia insulinica Virtualmente tutti i cani al momento della diagnosi sono affetti da diabete mellito di tipo 1 (Insulino dipendente) e quindi necessitano per la loro sopravvivenza di insulina. In Italia esiste una insulina veterinaria lenta d’origine suina (40 U/ml) che si chiama Caninsulin®. Si inizia con basse dosi somministrate sotto cute due volte al giorno che solitamente vengono aumentate nel tempo sulla base dei frequenti controlli. Anche nel gatto, l’insulina è il cardine della terapia e la somministrazione deve essere iniziata appena possibile dopo la diagnosi. L'insulina è certamente superiore e preferibile ai farmaci ipoglicemizzanti orali (glipizide) per aumentare la probabilità di remissione del diabete. Esistono molte altre insuline che vengono utilizzate nell’uomo ma che possono essere usate anche con successo nel cane e nel gatto. Ad esempio, l’insulina ad uso umano glargine (Lantus®) è una delle insuline più utilizzata nel gatto.  Va ricordato che l’insulina Caninsulin è una insulina 40U/ml mentre quasi tutte le insuline umane son più concentrate (100 U/ml). Le siringhe da utilizzare sono pertanto differenti: per il Caninsulin vanno usate apposite siringhe da 40U/ml, per le insuline umane siringhe da 100 U/ml.  Per la somministrazione di insulina si può ricorrere anche a delle apposite penne da iniezione (es VetPen™). La gestione del diabete mellito si fonda sulla stretta sinergia fra veterinario e proprietario e controlli clinici da parte del veterinario. Il coinvolgimento consapevole, partecipe e gratificante del proprietario riveste un ruolo fondamentale nell’ottimale gestione del diabete mellito.  Particolare attenzione il medico veterinario deve dedicare sia alla descrizione dei diversi aspetti del diabete mellito che all’insegnamento delle corrette tecniche inerenti preparazione, prelievo, conservazione ed inoculo dell’insulina. Il sito di inoculo, localizzato sul costato dalla porzione retro scapolare all’ultima costa, dovrebbe essere ogni volta spostato di qualche centimetro cambiando alternativamente lato del costato.  Nella gestione del diabete mellito il proprietario ha inoltre il compito di monitorare i segni clinici del proprio cane o gatto (appetito, acqua assunta, stato generale ed attitudine, peso corporeo) unitamente o all’effettuazione di curve glicemiche a domicilio o alla valutazione delle urine per presenza di glucosio e corpi chetonici, mantenendo un diario scritto giornaliero che deve essere mostrato al veterinario durante le visite di controllo. Il proprietario infine deve avere la possibilità di consultare il medico veterinario ogni qual volta ve ne sia bisogno e deve essere informato che devono essere rispettati i prescritti controlli clinici periodici. Gestione dieteticaLa gestione alimentare è una componente importante del piano di trattamento. L'obiettivo della terapia dietetica è quello di fornire un alimento nutrizionalmente completo e gustoso che venga prontamente consumato, assicurando in tal modo l'assunzione prevedibile. Inoltre, la dieta deve essere costante, giorno per giorno, per quanto riguarda la composizione, gli ingredienti e calorie in modo che possa essere raggiunta e mantenuta una condizione fisica ottimale.Quantità e composizione dei pasti dovrebbero essere identici da un giorno all’altro per evitare variazioni nella richiesta di insulina. Dal momento che questo può risultare difficile con le diete casalinghe, è normalmente preferibile fare uso di diete commerciali. Le diete commerciali di alta qualità, con proteine estremamente digeribili e basso contenuto di grassi, offrono un assorbimento di glucosio intestinale più graduale e prevedibile ottimizzando l’efficacia dell’insulina esogena.Nel cane solitamente si somministrano due pasti al giorno in corrispondenza della somministrazione di insulina.Nel gatto è stato dimostrato che utilizzando una dieta ricca di proteine e a basso contenuto di carboidrati, si ottiene un miglior controllo clinico e un aumento del tasso di remissione della malattia. Nel gatto non è chiaro se sia meglio somministrare due pasti al giorno o lasciare l’alimento a disposizione. Moliti ritengono che sia meglio alimentare il gatto diabetico con alimentazione umida. L’alimento secco dato ad libitum andrebbe evitato in quei soggetti che tendono ad aumentare di peso.  Malattie intercorrentiLe patologie concomitanti ed i farmaci che predispongono al diabete (ad esempio cortisonici), svolgono una influenza negativa sulla sensibilità dell'insulina. Pertanto, le malattie concomitanti devono essere identificate e trattate e la somministrazione di farmaci che predispongono al diabete interrotta immediatamente, qualora possibile. In molti casi, questo si tradurrà in un miglioramento del controllo glicemico o talvolta, addirittura, nella remissione del diabete mellito.  Monitoraggio terapeuticoPer ottenere un buon controllo glicemico in genere non è necessario mantenere valori glicemici normali o molto vicini ai range di normalità come avviene nell’uomo. La maggior parte dei cani e gatti con diabete mellito sono ben controllati clinicamente mantenendo i valori glicemici giornalieri nel range compreso fra 90-270 mg/dl (5-15 mmol/L).Generalmente il cane o il gatto con diabete mellito necessitano di circa 2 o 3 mesi prima di raggiungere un controllo glicemico adeguato, e sono necessari controlli clinici periodici per tutta la vita dell’animale. La riduzione o scomparsa di sete e urinazione eccessivi nonché l’aumento di appetito, così come la presenza di un animale vigile ed attivo e con stabile peso corporeo, denotano un buono stato di controllo metabolico. Inizialmente i controlli dovrebbero essere più frequenti, con il passare del tempo, gli intervalli possono essere più estesi. Le valutazioni in clinica sono previste settimanalmente nelle prime 4-8 settimane e successivamente ogni 4 mesi.La periodica misurazione seriale del glucosio ematico (curva glicemica) rappresenta il miglior metodo per valutare il controllo della malattia ed effettuare le modificazioni del dosaggio insulinico. L’ideale è che tutte le misurazioni della glicemia vengano effettuate con glucometri appositamente prodotti per il cane o per il gatto. Attualmente il migliore glucometro veterinario in commercio è l’AlphaTrak. Tale glucometro è risultato essere il più accurato e necessita di una quantità esigua di sangue per la valutazione glicemica. Esistono anche dei sistemi di monitoraggio continuo del glucosio (es Freestyle Libre®) progettati per l’uomo che tuttavia funzionano piuttosto bene anche nel cane.Prognosi La prognosi per un animale diabetico dipende da numerosi fattori riguardanti lo stato del paziente, l’età del soggetto, la diagnosi precoce, l’ottenimento di un buon controllo glicemico attraverso una terapia adeguata e tempestiva, la presenza di malattie intercorrenti o complicazioni. Un ruolo fondamentale nella prognosi è dato dall’impegno del proprietario. “DVM, Diplomato ECVIM-CA, EBVS® - European Veterinary Specialist in Small Animal Internal Medicine - Animali da compagnia, Endocrinologia non riproduttiva, medicina interna e terapia (Malattie Metaboliche).”Prof. Federico FracassiAutore

Il Fatto Veterinario è una scommessa !

Il Fatto Veterinario è una scommessa !

Fidatevi delle Firme !“Il Fatto Veterinario” è una scommessa! E’ un Blog di informazione sanitaria veterinaria nato per mettere ordine nel mare magno della rete fatto di notizie a volte vere, ma tante altre volte meno vere o addirittura false, chiamate in gergo “Fake News” … e dopo averne lette di ogni tipo abbiamo deciso di aprire questo Blog. “Il Fatto Veterinario” è stato realizzato per chi ha bisogno di approfondire informazioni sanitarie che riguardano gli animali da compagnia con notizie “certificate” sulla salute e il benessere del proprio amico peloso. Per questo motivo tutti gli “Autori” degli articoli pubblicati sono “esperti” nelle varie materie della medicina veterinaria. Il Fatto Veterinario affianca il nostro storico MyLav VetBlog più tecnico e diretto agli addetti ai lavori, ovvero i Medici Veterinari, per informarli sullo stato dell’arte di alcuni importanti argomenti scientifici. Entrambi i nostri Blog sono redatti da MyLav che esegue per i Veterinari Consulenza scientifica e diagnostica di laboratorio e attraverso il menu è possibile ricercare i veterinari clienti MyLav. Ogni singolo articolo è “firmato” e sia gli Autori che noi ne assumiamo la responsabilità dei contenuti. Speriamo di aver fatto cosa gradita e utile a tutti e … fidatevi delle firme !“Direttore de "Il Fatto Veterinario”Dr. Isidoro GrilloAutore

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Inizia una nuova avventura!Cara lettrice/caro lettore, inizia oggi una nuova esperienza editoriale che, con ragionevole impegno e dedizione, vuole posizionarsi quale punto fermo, autorevole e colto, nel panorama dell’informazione rivolta, in rete, al mondo dei proprietari di animali, da compagnia e da affezione. Il Fatto Veterinario, è il suo nome, è un magazine prodotto esclusivamente on-line, di proprietà di MYLAV un’azienda che, nata come laboratorio di analisi veterinarie, è diventata, nel tempo, un’azienda di servizi veterinari di ampio spettro, di informazione e formazione specialistica, mantenendo comunque sempre inalterato il suo core business iniziale. Gli articoli proposti saranno prodotti dai più noti opinion leader del mondo della medicina veterinaria, professionisti di comprovata competenza specialistica, considerati oggi i massimi esperti nelle varie branche della medicina veterinaria, autori di numerosi articoli scientifici pubblicati su riviste nazionali ed internazionali. Il Fatto Veterinario, quindi, nasce dall’esigenza avvertita dai proprietari dei pet che, nel web, sono alla ricerca di informazioni certe, corrette e basate su fondamenti scientifici inoppugnabili, scritte in un linguaggio comprensibile ed alla portata di tutti. Date le premesse e gli obiettivi, Il Fatto Veterinario ha l’intenzione di trovare nel lettore la massima compliance, la sua piacevolezza di lettura, e la serenità dettata dalla certezza della correttezza delle informazioni. Gli articoli proposti dagli autori, prima della pubblicazione, verranno sottoposti ad un attento controllo di rispondenza alle ultime informazioni scientifiche pubblicate, da parte di un comitato di revisione competente ed esperto. Care lettrici e cari lettori, mi auguro vivamente possiate trovare ne Il Fatto Veterinario quanto, da tempo, stavate cercando nel web per la corretta informazione ed ausilio nella gestione dei vostri animali di affezione. Buona Lettura!“Amministratore MYLAV ed Editore”Dr. Guglielmo GiordanoAutore

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